La bellezza del legame
Non c’è niente da fare, ci sono persone che ti stimolano e ti fanno stare bene.
Questa sera l’aperitivo “in remoto” via Skype con Alberto e Francesca ci ha fatto sentire bene, come se tutto fosse nella norma. Il piacere di esser-ci, lo scambio divertito e la riflessione stimolante. Certo, si tratta di un giornalista scrittore molto noto e di una blogger competente e fine, ma non sono queste le caratteristiche (formali) che contraddistinguono le persone. Sono la voglia di raccontarsi, di stimolare, di arricchire, di incontrarsi, in un certo senso di affidarsi che impreziosiscono l’incontro. E queste persone possiedono l’incanto.
Poi ci sono Giorgio, Magda, colleghi ma prima ancora amici, pronti alla condivisione e al supporto reciproco….e Corrado e Maria, congerie di emozioni e di risate….e tanti altri ancora…insomma ci sono vite che continuano ad incontrarsi nonostante la lontananza.
Più volte ho sottolineato come il legame affettivo rappresenti lo strumento più potente al servizio della formazione umana: nei termini dell’assorbimento dello stato metabolico di precarietà/fragilità dell’essere umano, dell’incontro come base per il rinnovamento, dello scontro come chance per la disconferma e il cambiamento, dell’affidarsi come il luogo in cui sia possibile l’armonico sviluppo delle personali potenzialità.
Insomma il legame è la nicchia dell’essere umano, in tutta la sua complessità è il luogo della creazione. Senza legame la mente vira nella psicosi, e l’essere umano si annichilisce.
Nella quarantena il legame prende il sopravvento. Non si ferma. Anzi, si amplifica.
In primis quello familiare, il più potente ed esclusivo. E ora si può avere il tempo per coltivare o cominciare a coltivare tutto quel senso di legame che, per un motivo o per l’altro, era rimasto in sospeso, o addirittura in latenza.
Nella modificazione del tempo consueto si ha la possibilità strabiliante di lavorare sui legami familiari, paritetici (partnership) e non paritari (con i propri figli). Con tutta la calma e pazienza del caso: il legame diventa un luogo di culto (quasi sacrale) e di lavoro irrinunciabile.
Poi c’è il legame analitico, intimo e potente, dove analista e analizzato sperimentano l’incontro nella dinamica originalissima del transfert. Anche questo continua, per il semplice motivo che il legame è irrefrenabile, è necessario, è impellente.
“Insieme”, in ogni caso, diventa il termine del legame, e, come afferma l’amato scrittore De Luca, “mantenere” (tenere per mano) è il plusvalore che si può, in questo tempo dilatato, realizzare.
Non si può abdicare ora, nessuna scusa: o si investe sui legami per man-tenersi in un senso di realtà e di presenza che rinnova, o ci si lascia travolgere da un senso opprimente e persecutorio della realtà.
Buon lavoro, dunque, e buon legame…