Matrice teorica
La matrice teorica è di chiara impronta psicoanalitica nella sua naturale evoluzione psicodinamica, in sintesi nell’approccio integrato che prevede la comunicazione interdisciplinare tra psicoanalisi e neuroscienze. Con il termine psicoanalisi si intende uno strumento di indagine che ha come conseguenza una pratica terapeutica per proporsi infine come modello teorico.
E’ una scienza che si propone come punto di contatto e di integrazione tra le scienze mediche-neurologiche (conoscenza del funzionamento cerebrale), e le scienze umanistiche finalizzate a studiare il comportamento umano nel suo sviluppo ontogenetico e filogenetico (dalla psicologia all’antropologia, dall’etologia alla sociologia, ecc…).
In particolare in qualità di branca specialistica della biologia utilizza come riferimento epistemologico la teoria dualistica descritta inizialmente dal Fondatore Sigmund Freud nel Progetto del 1895 (processo primario/secondario) e successivamente approfondita nell’opera di Melanie Klein (posizione schizoparanoide/depressiva) e di Kilfred R. Bion (personalità psicotica/non psicotica).
Sino ad arrivare alla attuale nuova frontiera della psicoanalisi, tramite l’applicazione delle recenti scoperte sul cervello limbico inerenti il ruolo-metabolismo delle emozioni sino al dispiegarsi dei sentimenti affettivi/istintivi: la teoria dualistica trova espressione scientifica nella teorizzazione del codice binario.
Il più autorevole esponente attuale di questo filone ideologico è il Dott. Gianluca Mattioli, mio Maestro e Supervisore, di cui si riporta una sintesi esplicativa della teoria cosiddetta del “piacere paradossale”.
Gianluca Mattioli è medico neurologo con competenza psicoanalitica. Insieme con Roberto Romano, neurochirurgo, ha lavorato per un lungo periodo sperimentalmente nel campo delle emozioni e dell’epilessia nei Laboratori dell’Università La Sapienza di Roma. Si è dedicato per molti anni alla formazione e aggiornamento degli insegnanti nella provincia di Latina. Attualmente, oltre al lavoro di ricerca, insegna in scuole di psicoterapia. In sintesi il contenuto del suo pensiero.
Sinora le speculazioni teoriche non hanno tenuto conto che l’emozione è espressione del mondo biologico, la nuova frontiera della psicoanalisi è che l’emozione, descritta come un mosaico policromatico che si perde nelle complesse classificazioni filosofiche e socioculturali, si fa scienza. La psicoanalisi non è letteratura, è una disciplina appartenente in massima parte alla medicina e dunque alla biologia. La sua funzione è quella di integrare le conoscenze del funzionamento cerebrale (di competenza delle neuroscienze) con quelle derivanti dalle scienze umanistiche.
Le recenti ricerche hanno dimostrato che il comportamento umano è sempre finalizzato alla ricerca del piacere. Il dramma consiste nel fatto che, a livello cerebrale, nel momento in cui si raggiunge la saturazione del sistema del dolore (emozione innata), una ulteriore sollecitazione dolorosa provoca, automaticamente, una risposta paradossale di piacere. Questa particolare forma di piacere conduce alla formazione del sentimento istintivo (sfida, rabbia, rivalsa, vendetta, euforia e trionfo, perdita del senso del pericolo, attacchi ai legami ecc.). L’altra emozione, il piacere (emozione acquisita) si ottiene dalla tolleranza della frustrazione ed è necessaria per formare a livello cerebrale l’area del sentimento affettivo (formazione di legami, formazione del senso del pericolo, ecc.). Purtroppo, sul piano esistenziale, il piacere istintivo può essere confuso con il piacere affettivo. Da qui il dramma e l’estrema conseguenza, pari ad una fascinazione, dell’istinto: la guerra. Il compito della psicoanalisi è quello di riconoscere nelle modalità comportamentali l’area del sentimento istintivo contenente il piacere paradossale.
La psicoanalisi nasce con la teoria dualistica “processo primario e processo secondario” riportata nel Progetto di Freud del 1895 sino ad approdare alla teoria pulsionale “di vita e di morte”.
Mattioli descrive la nuova frontiera: dimostra e conferma che il funzionamento cerebrale è condizionato dalle soglie di due sistemi antagonici integrati. Questi sistemi includono il cervello limbico che viene ad essere ridefinito rispetto alla prima descrizione offerta da Mc Lean e successivamente da Gloor. Il cervello limbico è l’espressione di due emozioni antagoniche (teoria dualistica): la prima, innata, è il dolore ed è quella meglio strutturata filogeneticamente; l’altra, acquisita, è il piacere ed è condizionata dall’ apprendimento e dall’ambiente. I risultati scientifici portano alla formazione di un modello che si colloca come ruolo di cerniera fra le conoscenze del funzionamento del cervello relative a quattro livelli di soglia ( I° livello: presenza nel mondo; II° livello: crisi della presenza nel mondo, riflesso limbico o di evitamento; III° livello: crisi convulsiva o antidepressivo biologico quale evitamento dalla crisi della presenza nel mondo; IV° livello: coma reversibile, annullamento come estrema difesa dalla crisi della presenza nel mondo), e i contributi derivanti dalle scienze umanistiche (psicologia, antropologia, etnologia, etologia).
Viene inoltre dimostrato che la separazione del corpo dalla mente, postulata inizialmente da Platone e successivamente imposta da Cartesio, è un’operazione arbitraria, strumentale, fuorviante e irreale. Il testo propone un nuovo orizzonte che facilita la conoscenza del funzionamento dell’attività cerebrale attraverso il ruolo svolto dai sentimenti. Si deve ai livelli di soglia del sistema limbico la formazione sia del sentimento contenente il piacere “affettivo”, equivalente alla tolleranza della frustrazione e alla formazione del legame (processo secondario, principio di realtà di Freud, posizione depressiva della Klein, funzione alfa di Bion) che la formazione del sentimento contenente il piacere “istintivo” equivalente alla intolleranza della frustrazione (processo primario, principio del piacere, posizione schizo paranoide, funzione beta). Il risvolto pratico del modello riguarda sia l’analisi che l’intrepretazione del sintomo descritto come psicosomatico che per Mattioli è l’equivalente del sogno. In sostanza, la funzione principale del cervello è quelle di informare o non (come nel caso drammatico dell’infarto cardiaco silente: lesione miocardica senza dolore anginoso) il soggetto sul pericolo incombente.
La comunicazione interna avviene attraverso il processo analitico, in mancanza dell’analisi l’alternativa è attraverso i riflessi di evitamento o per usare la proposta di Mattioli, sia con il il sogno che con il “riflesso limbico” del secondo e terzo e terzo livello di soglia (II° soglia: attivazione vegetativa, sintomo riconosciuto in letteratura come psicosomatico, III° soglia: crisi epilettica, antidepressivo biologico). Particolare attenzione viene rivolta nei confronti del sogno: inteso come “segnale di pericolo nei confronti di un desiderio rimosso”. Se il sogno non viene accolto dalla coscienza si trasformerebbe nei quadri clinici tipici della psicosomatica come l’attacco di panico, la depressione, l’epilessia, il diabete, l’ipertensione, le dermopatie ecc. Ma anche nella follia nelle sue svariate forme del Piacere Paradossale (odio, vendetta, rivalsa, sfida, cannibalismo, pedofilia, delirio, sindrome di Stoccolma, ecc.).
Il nucleo portante del contributo sperimentale e clinico riguarda la dimostrazione relativa alle risposte paradossali del tronco cerebrale, per Mattioli struttura responsabile dell’inconscio. La teoria dualistica (emozione: dolore/piacere, sentimento: affettivo/istintivo) proposta riguarda il funzionamento dinamico dei due sistemi antagonici integrati: alla saturazione di un sistema subentra l’attivazione dell’antagonico. Nel caso del sistema del dolore la sua ulteriore sollecitazione conduce al Piacere Paradossale o istinto in quanto la saturazione della soglia automatica del tronco cerebrale (a cui appartiene il dolore) viene riconosciuta e proposta come la responsabile nel produrre la sensazione piacevole (paradossale, istintiva, psicotica) quale risposta ad uno stimolo doloroso.
Il contributo che si propone oggi prosegue l’iter freudiano e tenta di colmare una lacuna: permettere di riconoscere la matrice neurobiologica, si tratta di dare significato a un valore che origina dai livelli delle soglie emozionali sino alla formazione dei sentimenti. Dobbiamo riconoscere che sinora le speculazioni teoriche hanno considerato l’emozione come un mosaico policromatico che si perde nelle complesse classificazioni filosofiche e socioculturali. In realtà l’emozione è espressione e di competenza della biologia: si descrive la nuova frontiera.
La novità dunque riguarda il concetto del valore soglia: deriva dall’alta riproducibilità dei risultati sperimentali e clinici. Il valore soglia è riconosciuto come la peculiarità del cervello animale che sinora è stato sempre evocato, ma poi, nei fatti, considerato ineffabile e sfuggente: trova ora un ruolo emblematico nella risposta paradossale dimostrata con gli studi di Mattioli. Si parte dalla constatazione che l’attività cerebrale, e di conseguenza l’attività mentale che ne consegue, è risultante dall’attività di due Sistemi Aspecifici (Diffusi o Intermediari) Antagonisti Integrati: essa rappresenta la base di qualsiasi iniziativa. La comunicazione e il carattere dell’espressione dei sistemi viene riconosciuto nell’interfaccia del linguaggio emotivo o sentimentale, e come accade in biologia attraverso l’applicazione di un codice binario. Con il termine di codice binario si da significato ed enfasi alla realtà dove si presenta sempre all’osservazione un digitale come per esempio può essere la postura della flessione che si interfaccia e si correla all’analogico emozionale del dolore. I sistemi aspecifici antagonisti includono il cervello limbico: area che ora viene ad essere ridefinita rispetto alla versione antica e inadeguata offerta da Mc Lean e successivamente da Gloor. Il cervello limbico è tale perché composto da due strutture che appartengono alle due emozioni antagoniste e integrate. La funzione determinante neurologica dell’integrazione binaria consiste nella possibilità di interfacciare i dati sensoriali analogici delle emozioni con gli altri sistemi cerebrali digitali. Il cervello limbico è composto dalla sostanza grigia periacqueduttale (Central Grey Matter CGM o PAG) per l’emozione innata del dolore e dall’area settale per l’emozione antagonista e acquisita del piacere, le due aree sono interconnesse (o integrate attraverso l’FBM o fascicolo prosencefalico mediale). L’emozione innata è il dolore, ed è la meglio strutturata filogeneticamente, mentre l’altra, acquisita, del piacere, è condizionata dall’ apprendimento e dall’ambiente. Per quanto riguarda l’integrazione operante o interfaccia binaria come esempio può essere utilizzato il rapporto esistente fra il sistema motorio (digitale) e sistema emotivo (analogico): nella postura della flessione è rappresentato o interfacciato il dolore mentre nella postura dell’estensione il piacere. Un soggetto che assume spontaneamente la postura della flessione percepisce (spontaneamente) l’emozione del dolore. Seguendo con tale metodologia lo sviluppo della ricerca i risultati hanno portato alla creazione di un modello neurologico che riconosce quattro stadi di funzionamento o livelli di soglia cerebrale binaria.
In sintesi:
I° livello: o presenza nel mondo, rapporto di relazione con equilibrio ambientale (omeostasi) della veglia e del sonno, la veglia inoltre è caratterizzata nel suo interno dalla coscienza che rappresenta un livello di presenza nel mondo equivalente a un “esser- ci” determinato da un piacere di tipo relazionale;
II° livello: crisi della presenza nel mondo, presenza di riflessi limbici o di evitamento; attivazione vegetativa binaria (inizia con l’attivazione del simpatico e successivamente con reclutamento del parasimpatico), un riflesso comportamentale legato al riflesso di evitamento del pericolo o del piacere paradossale;
III° livello: crisi convulsiva o antidepressivo biologico quale evitamento dalla crisi della presenza nel mondo (inizia a livello di eeg con le onde lente e successivamente con le polipunte diffuse di nuovo di tipo binario);
IV° livello: coma reversibile, annullamento come estrema difesa dalla crisi della presenza nel mondo (inizia con le onde lente diffuse sino al tracciato piatto).
E’ il modello neurologico che si presenta come novità perché finalmente è in grado di utilizzare il criterio e valore delle soglie ed essere così applicato nello studio delle emozioni e dei sentimenti.
Facilita l’integrazione con i contributi derivanti dalle scienze umanistiche (psicologia, antropologia, etnologia, etologia). I quattro livelli dimostrano che la seconda, terza e quarta soglia rappresentano dei riflessi di evitamento del tronco cerebrale: il loro studio sperimentale permette, per esempio, di valutare la potenza di sostanze farmacologiche che si ritengono attive sul cervello (analgesici, antiepilettici, ecc.). Si ribadisce, tanto per fare uno dei possibili esempi, che l’applicazione di tale metodologia sperimentale offre la possibilità di valutare sia l’efficacia e sia la potenza di un farmaco analgesico o antiepilettico o di un antidepressivo. Per quanto riguarda invece l’estensione dei risultati sperimentali con i contributi umanistici particolare enfasi è stata data all’opera di Ernesto de Martino. Il contributo che ne rappresenta l’aspetto originale dell’intera opera consiste nella possibilità di valutare cosa possa accadere a livello delle soglie dei sistemi aspecifici cerebrali. Infatti è stato osservato che nel momento in cui si raggiunge la saturazione del sistema del dolore (emozione innata) un’ulteriore sollecitazione (dolorosa) è in grado di provocare, automaticamente, una risposta Paradossale di Piacere.
In sostanza:
Il sistema emotivo è espressione del dualismo biologico ed è composto dal dolore e dal piacere. L’emozione del dolore appartiene all’innato o genetico: infatti risulta essere meglio strutturata filogeneticamente ed è riconoscibile nell’attività di soglia delle strutture del tronco cerebrale; mentre l’emozione del piacere, appartenente all’acquisito, risulta condizionato dall’ambiente e dai legami ed è identificabile nell’attività di strutture più evolute del prosencefalo basale (area settale).
I sistemi dolore/piacere rappresentano l’espressione di nuclei cerebrali noti e strettamente correlati con gli altri sistemi, come per esempio con il sistema motorio della flessione/estensione; dunque rispettano le leggi relative ai valori delle soglie adattative biologiche e rappresentano l’evoluzione del dualismo freudiano del processo primario e secondario.
Una volta che si raggiunge l’unanime accordo riguardante il dato che tutti i comportamenti adattativi, appartenenti al repertorio del congenito o dell’acquisito (come per esempio i Modelli Operativi Interni di Bowlby), sono finalizzati al raggiungimento del soddisfacimento o al sollievo, il contributo di Mattioli diventa attuale e semplificativo: riconoscere due forme di soddisfacimento possibili per il cervello animale e umano. La matrice neurobiologica attraverso la combinazione dei valori della soglia emotiva, porta alla formazione di due forme di sentimenti piacevoli: il primo legato alla tolleranza della frustrazione e alla formazione del legame o funzione alfa (di W. Bion) o posizione depressiva (di M.Klein), che consente il piacere affettivo e la simbolopoiesi. Il secondo tipo di soddisfacimento avviene solo attraverso la saturazione del sistema della precarietà ed è riconoscibile per la scarsa capacità simbolica e consiste nell’intolleranza della frustrazione descritta anche come funzione beta (Bion) o posizione schizo paranoide (Klein): una condizione automatica che ora viene descritta come piacere istintivo o paradossale. Sul piano clinico il piacere paradossale si riconosce nell’euforia della rabbia, della sfida, della vendetta o della rivalsa. Si tratta di un risultato reso possibile da soglie adattative automatiche prodotte dal tronco cerebrale, facilitate per l’intensa sollecitazione spiacevole o traumatica che si traduce alla fine in piacere paradossale. L’intimo processo neurobiologico di interfaccia che lo provoca è da considerarsi equivalente alla reazione motoria del riflesso di Moro e per molti aspetti ai riflessi condizionati di Pavlov. Segue ora la rappresentazione reale e schematica (in veste grafica) delle due varianti motorie della reazione di Moro.
Riflesso di Moro variante in estensione nel neonato. Se stimoliamo il neonato libero con un movimento improvviso di elevazione egli allargherà le braccia in estensione. Segue ora la rappresentazione grafica della reazione di Moro.
Rappresentazione grafica delle varianti della reazione di Moro.
a) il neonato per la sua condizione innata assume la postura della flessione espressione ed equivalente dello stato di precarietà (dolore) rappresentata da un contenitore pieno.Il sistema rappresentato nella figura è equiparato a un contenitore o sistema della flessione/dolore è in uno stato di saturazione, completamente pieno, mentre il contenitore del piacere/estensione è vuoto.
b) la freccia rappresenta una ulteriore sollecitazione che può essere una sensazione di cadere, un rumore improvviso, ecc. La stimolazione appartiene al codice del dolore e pertanto trovando il sistema saturo, perché totalmente operativo, provoca il reclutamento del sistema antagonista. Da qui la risposta in estensione, una risposta allarmante – dolorosa si traduce in una reazione paradossale estensoria.
c) se il neonato si tiene già a qualcosa, ha in pratica un contatto (con un panno: tipo coperta di Linus) che gli procura il sollievo dallo stato di precarietà, il sistema del dolore si troverà in una posizione insatura.
d) se ripetiamo quanto avvenuto in b la stimolazione troverà un livello di soglia modificato, il livello di saturazione essendo ridotto non permetterà la reazione paradossale in estensione ma si rinforzerà in flessione.
La seconda variante della reazione di Moro dimostra che il contatto ha modificato il livello di soglia del sistema della precarietà non permettendo di raggiungere il livello di saturazione indispensabile per realizzare la risposta paradossale in estensione della prima variante della reazione. E’ diventato operativo un modulo comportamentale adattativo risultante dal livello di soglia del tronco cerebrale che alla nascita risulta essere dominante. Anche la presenza dei riflessi oculocefalici, della gabella,
dei punti cardinali, del magnete, di fuga, della marcia automatica, come pure la risposta (paradossale) bradicardica appartengono allo strumentario della semiologia clinica utile nella diagnosi dello stato di maturità del neonato. I riflessi sinora menzionati si ottengono sino a quattro – cinque mesi.
Si insiste nel richiamare l’attenzione sulla reazione di Moro: perchè rappresenta la dimostrazione pratica ed empirica dell’esistenza della matrice neurobiologica necessaria alla risposta paradossale ed è la conferma dell’esistenza dei valori delle soglie dei sistemi antagonisti integrati. Il concetto del valore soglia si riconosce nella matrice biologica riguardante la nozione di Bowlby sui Modelli Operativi Interni e sulle teorie di Stern di Rappresentazione delle Interazioni successivamente Generalizzate. Se proviamo ad analizzare, attraverso l’uso del codice binario di interfacciamento, anche i riflessi condizionati di Pavlov scopriamo che il riflesso si instaura perché il cane condizionato confonde, paradossalmente, il suono del cicalino (stimolo condizionante) con la scodella piena di cibo. Ne consegue che il riflesso condizionato è da ritenersi equivalente alla risposta paradossale. Sul piano dell’apprendimento, della reiterazione dell’evento, si potrebbe ipotizzare l’esistenza del precursore biologico della rimozione nel riflesso condizionato.
Lo scenario neurologico è descritto come formativo della nuova frontiera della psicoanalisi: si rappresenta attraverso l’applicazione di un modello completo sia sul piano metodologico e sia per l’approccio empirico biologico utilizzato. Particolare attenzione viene data al significato del sintomo sine materia o Sintomo Psicosomatico SP (cefalea, depressione, attacchi di panico, sintomatologia depressiva, fobica, compulsiva, alexitimia, ecc.) e in maniera singolare al sogno. Il sogno ora viene descritto, nel codice binario o interfaccia dei dati sensoriali/emotivi, come equivalente del sintomo e pertanto non più valutato come valvola di scarico o espressione di forze oscure, irrazionali o malefiche. La proposta scientifica ora si compone su un piano diverso: i risultati della ricerca descrivono il sogno come il segnale di pericolo (SP) nei confronti di un desiderio rimosso. Il sogno come guardiano del sonno diventa un concetto datato e superato. Il sonno, dunque, non più necessario per riposare, ma ora la sua funzione è diversa: consentirebbe invece al cervello di processare o archiviare, attraverso il codice binario, ciò che è stato assorbito, recepito e appreso nel corso della giornata. Il sonno diventa la metafora relativa alla chiusura al pubblico di un’attività commerciale. Il sonno come funzione fisiologica necessaria per effettuare l’inventario: un’operazione che serve per i contenuti dell’archivio necessario alla formazione della memoria autobiografica.
In sostanza l’applicazione del modello permette un aggiornamento della teoria relativa alla somatizzazione. Ne consegue che tale sintomatologia, sul piano tecnico terapeutico, è esclusivamente trattabile, e per certi versi risolvibile, solo attraverso un approccio che utilizza il modello psicoanalitico. La psicoterapia delle somatizzazioni non è consigliabile con l’applicazione di criteri cognitivi comportamentali, perché risulterebbe, nella maggioranza dei casi, deleterio. Inoltre si ribadisce, qualora ve ne fosse bisogno, che il trattamento con sostanze farmacologiche, che alterano la soglia di percezione dei segnali di pericolo prodotti dal tronco cerebrale, è sconsigliabile per lunghi periodi, in quanto essendo sintomatici non sono terapeutici. Anche le strategie comportamentali sono controindicate perché trascurano l’impatto dei processi emotivi nella formazione sia della paranoia e sia del significato del sintomo. Per raggiungere una conoscenza, anche minima, sul significato del sintomo il terapeuta e il paziente non possono eludere dal prendere in esame la valenza o soglia emozionale. Le sostanze farmacologiche che modificano la soglia di percezione (tranquillanti, antidepressivi) alla fine risultano essere controindicate e favorenti solo la confusione. L’approccio psicoanalitico delle libere associazioni e dell’analisi dei sogni rimane l’unica tecnica suggerita come valida: tecnica che consiste nel riconoscere la funzione del sogno come sintomo o segnale di pericolo, segnale che può rappresentarsi come dolore o piacere paradossale in stretto rapporto con i contenuti della paranoia.
La sintesi del modello psicoanalitico è riportata graficamente nella seguente schematizzazione o griglia. La figura sintetizza il ruolo del dualismo biologico che dalle emozioni si dispiega verso i sentimenti. Il precursore biologico empirico della griglia che viene proposta è già stato descritto nel riflesso di Moro ed è confermato dai risultati dei lavori sperimentali.
La griglia limbica descrive il ruolo delle emozioni nella formazione dei sentimenti.
La figura semplifica la descrizione dei mutamenti strutturali necessari nel riconoscimento della formazione dei sentimenti affettivi/istintivi.
a) condizione alla nascita. Il sistema del dolore, schematizzato come un contenitore, è nella sua massima espressività: è saturo, essendo innato; quello del piacere è vuoto essendo acquisito.
b) il neonato attraverso il ruolo della réverie (careviger, madre, ambiente ecc.) forma un legame con il mondo e questo consente il parziale svuotamento del sistema del dolore (freccia in giù) e la formazione di un piacere. Si realizza la base biologica per lo sviluppo del sentimento affettivo su cui opera la tecnica del metodo psicoanalitico.
c) condizione fondamentale per lo sviluppo della soglia del senso del pericolo e necessaria alla formulazione del pensiero. Essendo il sistema del dolore insaturo, il suo livello ne permette il riconoscimento dello stimolo doloroso come tale. Nella figura lo stimolo viene rappresentato dalla freccia a sinistra. Stimolo che può essere endogeno (per es. un delirio) o esogeno (per es. un evento reale pericoloso), ugualmente il livello permette il riconoscimento di uno stimolo piacevole per una stimolazione compatibile. Si tratta della variante in flessione della reazione di Moro.
d) nel caso in cui il sistema del dolore si trovi in uno stato di saturazione (quando per esempio il soggetto avverte un senso di precarietà, di impotenza, ecc.) lo stimolo doloroso (endogeno o esogeno) trovando il sistema del dolore in stato di saturazione attiverà l’antagonista del piacere, producendo un soddisfacimento paradossale che è identificabile nell’istinto. La freccia rappresenta schematicamente lo stimolo doloroso che provoca il travaso – ulteriore freccia curva – verso il contenitore del sistema del piacere. Uno stimolo doloroso verrà percepito, paradossalmente, come piacevole. Si tratta dell’equivalente della variante emotiva della risposta in estensione della reazione di Moro.
e) qualora il soggetto abbia raggiunto un grado di maturazione della personalità attraverso esperienze di apprendimento, il tronco cerebrale è in grado di produrre il sintomo psicosomatico (SP) o riflesso limbico e consiste in: evitamento, paura, attacchi di panico, cefalea, sino alla crisi epilettica della III soglia.
La funzione del Sintomo Psicosomatico o Segnale di Pericolo consiste nell’interrompere il travaso del dolore nel sistema del piacere.
Il compito e il ruolo della psicoterapia è nel saper riconoscere, attraverso l’analisi degli eventi, le variegate sfaccettature del soddisfacimento affettivo rispetto all’istintivo. Determinante è il ruolo del sintomo che inizialmente si presenta al soggetto con il sogno (segnale di pericolo nei confronti di un desiderio rimosso) e successivamente con segnali sempre più intensi tipici della sintomatologia psicosomatica che dall’ansia può realizzare quadri clinici complessi come la psoriasi ma anche la morte per arresto cardiaco.
Nella condizione rappresentata dalla figura D si è nella condizione definibile come parte delle personalità psicotica (euforia, vendetta, trionfo, mancanza del senso del pericolo, serial killer, kamikaze, delirio, nei gruppi con la mentalità di gruppo), mentre nella condizione rappresentata nella figura E si è nelle condizioni riconoscibili nella parte non psicotica della personalità o in senso generico nell’area delle nevrosi, per quanto riguarda il singolo, mentre per quanto riguarda la psicologia dei gruppi inizia la fase dello sviluppo della cultura di gruppo.
Il dato, la funzione e il ruolo del piacere paradossale è nella presenza o meno del sintomo. La riflessione è particolarmente importante e significativa nella valutazione del disagio giovanile. Si è portati a sostenere che sia proprio l’adolescente il soggetto più esposto alla percezione del disagio come segnale o sintomo psicosomatico relativo alla carenza del senso del pericolo. Infatti, curiosamente, nei casi di devianza criminale ciò che emerge è l’assoluta mancanza della sintomatologia psicosomatica.
E’ forse il caso di insistere nel riportare quanto i risultati del modello proposto da Mattioli contrastino con quanto descritto da Antonio R. Damasio Professore di Neurologia e Preside del Dipartimento di Neurologia presso il College of Medicine della University of Iowa, nonché professore incaricato presso il Salk Institute for Biological Studies di La Jolla. Infatti il Prof. Damasio è noto in Italia per aver pubblicato due testi : il primo riguardante il dualismo cartesiano e il secondo Emozione e coscienza, Adlelphi 2000 e anche perché è stato insignito del prestigioso premio Nonino 2003. Contrariamente a quanto sinora descritto il Prof. Damasio sostiene che sia il dolore e sia il piacere non siano emozioni. Ecco i tratti salienti della posizione dell’illustre scienziato.
“Che dire, poi, del piacere? Il piacere è un’emozione? Di nuovo preferirei dire di no, anche se il piacere proprio come il dolore, è intimamente legato all’emozione. Come il dolore, il piacere è una qualità costitutiva di certe emozioni, mentre per altre ne è l’innesco. Il dolore è associato alle emozioni negative, quali l’angoscia, la paura, la tristezza, e il disgusto, il piacere è associato a molte sfumature di gioia, di orgoglio e di emozioni di fondo positive. Il piacere e il dolore fanno entrambi parte del disegno biologico che ha ovviamente scopi adattativi, ma svolgono la loro funzione in circostanze molto diverse. Il dolore è la percezione di una rappresentazione sensoriale di una disfunzione locale in un tessuto vivo. Nella maggior parte delle situazioni il danno effettivo o imminente dei tessuti vivi, si producono segnali che vengono trasmessi sia per via chimica sia attraverso le fibre nervose C e A delta e nel sistema nervoso centrale si creano rappresentazioni appropriate, a molteplici livelli. In altre parole, l’organismo è stato selezionato per rispondere alla perdita dell’integrità dei tessuti, o alla sua minaccia, con un tipo particolare di segnalazione.
Il processo di segnalazione recluta una schiera di risposte chimiche e neurali, da reazioni locali dei leucociti a riflessi che coinvolgono un intero arto, a una reazione emotiva concertata.”
L’argomento non è superficiale ed ha una certa importanza: a differenza di Damasio per Mattioli, invece, non sempre una disfunzione locale di un tessuto vivo produce dolore. Si tratta del nucleo centrale della ricerca relativo al modello psicoanalitico e al piacere paradossale. La conferma, che è poi la smentita di quanto afferma il Prof. Damasio, è rappresentata dai casi, non certo rari, in cui una lesione ischemica cardiaca non produce dolore. In medicina tale condizione ha un nome: infarto silente. Ma gli esempi che smentiscono le affermazioni del Prof. Damasio sono numerosi. Gli studi sperimentali del Mattioli, confermati successivamente nell’uomo, hanno dimostrato che in caso di lesione cardiaca il sintomo dolore è dovuto non al cuore ma all’elaborazione o interfaccia dei segnali che vengono inviati ad un’area precisa del tronco cerebrale. La struttura è ritenuta strategica nell’attuazione e nella formazione del sintomo dell’angina pectoris (sensazione penosa che avverte il soggetto quando le sue coronarie riducono il loro calibro, provocano una riduzione nell’apporto di ossigeno al cuore), del cosiddetto sintomo psicosomatico e del piacere paradossale identificata da Mattioli nella sostanza grigia periacqueduttale del Mesencefalo (CGM o PAG).
In conclusione:
Il contributo scientifico proposto è in linea con la tradizione neurologica italiana e rispetta il metodo scientifico deduttivo. Un singolare contributo viene offerto nella proposta di formazione della memoria autobiografica relativa ai concetti di archiviazione e rimozione. Viene infine proposta per la discussione e la riflessione clinica la metafora emblematica relativa alla funzione sociale dei cimiteri.
Se insieme al paziente ci poniamo la domanda sulla funzione sociale del cimitero possiamo confrontarci su alcune possibili posizioni o spunti di riflessione: si potrebbe argomentare per esempio che i soggetti che usufruiscono dei vantaggi dalla presenza del cimitero non sono i morti ma i viventi. Si potrebbe sostenere la metafora relativa alla funzione del cimitero e dei rituali ad esso correlati che svolgerebbero la loro funzione sul piano del metabolismo emotivo: la funzione avrebbe come obiettivo non la plasmazione del dolore, come sinora sostenuto dalla maggior parte della letteratura, ma l’obbiettivo insiste nella plasmazione del sentimento istintivo della rabbia verso una modificazione di un livello di soglia più tollerabile, per il cervello, riguardante il dolore: si descrive dunque come un processo terapeutico il lavoro necessario per il cambiamento del valore soglia che dal piacere paradossale vira al piacere affettivo. In altri termini, forse un pò esasperati, dal piacere dell’odio al piacere del perdono.
Dunque in conclusione il presente contributo nel suo complesso permette di fornire elementi sulla conoscenza dei meccanismi che partecipano nelle cause delle morti improvvise (tipo le morti in culla, nei casi di epilessia, ecc.) e delle condotte suicidarie e lesionistiche: la sintomatologia psicosomatica viene riconosciuta da un nuovo e rivoluzionario punto di vista. Infine per quanto riguarda l’epilessia il modello offre un’ampia descrizione chiarificatrice sul ruolo antidepressivo e di sintomo psicosomatico della crisi convulsiva cosiddetta idiopatica o primaria e il suo riconoscimento diagnostico e prognostico attraverso l’utilizzazione dell’elettroencefalogramma vettoriale.